Federico Martinotti nel 1895, direttore della Regia Stazione di Enologia di Asti invento il metodo di spumantizzazione omonimo ma sarà solo nel 1907 che questo metodo conoscerà la notorietà, quando l’ingegnere francese Eugène Charmat realizzò una procedura applicabile in modo efficace.

Metodo Martinotti Charmat vs Metodo Classico

Qualora ce ne fosse ancora bisogno, rimarchiamo il fatto che gli spumanti si fanno con due metodi principali: il metodo classico ed il metodo Charmat Martinotti. A dire il vero ne esiste anche un terzo, ed un quarto ma preferisco non citarli in questo contesto leggero e semplificato.

In entrambi i casi si parte da vino pronto, un vino fermo e pronto per essere bevuto, un vino che abbia una spiccata acidità ed un tenore alcolico basso. Questo vino, avendo completato il processo di fermentazione viene “addizionato” di un liquido dolce misto alieviti che ne riattivi la fermentazione.
Questo è il meccanismo alla base della spumantizzazione: Aggiungere del mosto oppure del liquido zuccherino (liquore di spedizione noto come liqueur d’expédition) e dei lieviti in modo da riattivarne la fermentazione. La fermentazione produce anidride carbonica e se il processo è fatto in un ambiente chiuso allora le bollicine non potendo dispendersi nell’aria, si sciolgono nel vino e di fatto lo rendono frizzante.

Ricordate le caratteristiche di un vino ottimale per la spumantizzazione? Ora è chiaro perchè questa siano indispendabili.

  • L’acidità contrasta lo zucchero aggiunto per rifermentare.
  • Il basso tenore alcolico bilancia il nuovo alcool prodotto dalla seconda fermentazione.

Sapevi che?

Il metodo Martinotti Charmat restituisce un vino con bollicine di dimensioni grandi ripetto a quelle prodotte dal Metodo Classico.